l’energia per il futuro dell’AI: nucleare e carbone a confronto
Le aziende tecnologiche stanno affrontando una crescente domanda di energia per alimentare i loro centri dati, in particolare con l’espansione delle applicazioni di intelligenza artificiale (AI). Le strategie adottate da Google e Amazon si concentrano sull’utilizzo dell’energia nucleare, mentre la recente amministrazione Trump promuove l’impiego del carbone come fonte energetica.
la crescita della domanda energetica nei centri dati
Secondo un rapporto dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), nel 2022 i centri dati hanno consumato circa 415 TWh di elettricità, rappresentando l’1.5% del fabbisogno globale. Si prevede che entro il 2030 questo consumo possa raddoppiare, raggiungendo i 945 TWh, con una quota del 3% sul totale. La richiesta energetica è principalmente guidata dall’aumento delle operazioni legate all’AI, con Stati Uniti, Europa e Cina che coprono l’85% del consumo energetico dei centri dati.
il ruolo delle fonti energetiche
Attualmente, il carbone fornisce circa il 30% dell’energia necessaria ai centri dati, ma le fonti rinnovabili e il gas naturale stanno guadagnando terreno grazie alla loro economicità. L’IEA sottolinea che sebbene l’AI presenti sfide in termini di consumo energetico, può anche contribuire a migliorare l’efficienza nell’utilizzo dell’elettricità.
le iniziative di Google e Amazon verso l’energia nucleare
Per far fronte all’aumento della domanda elettrica, le grandi aziende tecnologiche stanno investendo attivamente nell’energia nucleare. Google ha siglato un contratto con fornitori di reattori nucleari per garantire energia sufficiente alle operazioni AI entro il 2024. Anche Amazon ha collaborato con aziende del settore nucleare per fornire energia stabile ai propri centri dati.
Microsoft e il rilancio del nucleare
Anche Microsoft prevede di riattivare la centrale nucleare di Three Mile Island, con un investimento stimato in 16 miliardi di dollari, prevista per entrare in funzione nel 2028. L’attrattiva dell’energia nucleare risiede nella sua capacità di offrire una soluzione efficiente e a basse emissioni di carbonio rispetto ad altre fonti fossili.
le politiche del carbone sotto Trump
L’amministrazione Trump ha recentemente firmato quattro ordini esecutivi volti a rilanciare l’industria del carbone negli Stati Uniti. Tra queste misure vi è l’apertura delle terre federali all’estrazione mineraria e la classificazione del carbone come minerale strategico. Il presidente ha affermato che tali iniziative possono soddisfare la “doppia domanda” degli impianti AI.
- Sviluppo della produzione carbonifera negli USA
- Apertura delle terre federali per estrazione
- Semplificazione delle normative ambientali
- Dichiarazione del carbone come risorsa “pulita”
sostenibilità vs mercato competitivo
Queste politiche sembrano contraddire le tendenze globali verso la riduzione delle emissioni. Attualmente il carbone rappresenta solo il 16% della produzione elettrica negli Stati Uniti nel 2023, ben al di sotto del gas naturale che detiene una quota pari al 43%. Ci si interroga su quanto le aziende tecnologiche siano disposte a rinunciare agli impegni per un futuro a basse emissioni in favore del carbone.
prospettive future: equilibrio tra energie diverse
Con l’espansione continua delle applicazioni AI, è probabile che la domanda energetica continui a crescere. Le grandi aziende potrebbero intensificare gli investimenti nell’energia nucleare mentre le politiche sul carbone subiranno pressioni sia dal mercato che dalle esigenze ambientali. Nei prossimi anni si potrebbe assistere a una ricerca equilibrata tra energia nucleare, rinnovabili e combustibili fossili nel panorama energetico statunitense.
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