Negli ultimi anni, l’innovazione e lo sviluppo dell’intelligenza artificiale (IA) hanno attratto l’attenzione di governi e aziende a livello globale, ognuno con l’obiettivo di superare gli altri nel campo tecnologico. Un attore significativo in questo scenario è la Cina, la quale ha recentemente dimostrato una maggiore apertura verso la collaborazione internazionale nella creazione di modelli di IA. Questa posizione è stata delineata durante il recente summit sull’IA tenutosi a Parigi, dove il Vicepremier cinese, Zhang Guoqing, ha espresso l’intenzione del paese di condividere i progressi in questo ambito.
Disponibilità alla collaborazione
Un punto cruciale emerso dal discorso di Zhang riguarda l’idea che cooperare con altre nazioni nello sviluppo dell’IA possa contribuire a costruire “una comunità con un futuro condiviso per l’umanità.” Il Vicepremier ha sottolineato l’importanza di lavorare insieme per garantire la sicurezza dell’IA e per distribuire i vantaggi legati ai progressi della tecnologia. Sono già in fase di elaborazione norme destinate a prevenire l’uso improprio dell’IA, col fine di garantire uno sviluppo che possa servire il bene collettivo.
Questa iniziativa fa parte della Global AI Governance Initiative lanciata nel 2023 dal presidente cinese Xi Jinping, ma permangono interrogativi riguardo al suo futuro.
Contesto geoeconomico
Attualmente, le relazioni tra Stati Uniti e Cina sono segnate da tensioni commerciali, con sanzioni imposte da Washington a diverse aziende cinesi di grande rilevanza, come Huawei. Inoltre, alcuni paesi hanno già messo al bando o ristretto l’uso di DeepSeek, un’azienda emergente nel campo dell’IA.
Un cambiamento di approccio
La recente disponibilità della Cina a condividerne i progressi nell’IA si distacca dalle sue tradizionali politiche di riservatezza tecnologica, caratterizzate da severe restrizioni sulla vendita e condivisione delle proprie innovazioni all’estero. Il paese mantiene un elenco di tecnologie “core” che considera essenziali e ne vieta la vendita o l’esportazione. Un caso emblematico è quello dell’algoritmo di TikTok, attualmente al centro di un dibattito in America, che ha rischiato di essere bandito prima dell’intervento dell’ex presidente Donald Trump, il quale ha garantito un rinvio di 75 giorni.
Nonostante le pressioni per la vendita di TikTok a un’azienda statunitense, una proposta che la Cina non ha accolto favorevolmente, le dichiarazioni di Zhang riguardo alla condivisione nello sviluppo della tecnologia IA risultano intriganti. Esse rappresentano un netto contrasto con le misure più restrittive che il paese ha adottato fino ad oggi.
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