La controversia legale tra Google ed Epic Games ha preso una piega interessante, con la recente decisione della corte riguardante la presunta monopolizzazione del mercato degli app store. Questo sviluppo ha suscitato un notevole interesse, con implicazioni rilevanti per l’ecosistema delle applicazioni mobili.
Appello di Google sulla sentenza monopolistica degli app store
Google ha presentato un appello presso il tribunale d’appello degli Stati Uniti, contestando la sentenza che lo considera in posizione monopolistica. Le udienze orali si svolgeranno il 3 febbraio dell’anno prossimo. Nell’appello, l’azienda ha esposto le ragioni per cui ritiene che la sentenza di responsabilità debba essere annullata.
Il colosso tecnologico ha affermato che “la Corte di Distretto ha permesso a Epic di sostenere che Google e Apple non competono nei mercati di distribuzione delle app e di fatturazione in-app, nonostante Epic abbia già litigato e perso su questo punto nella sua causa contro Apple”.
Motivi presentati da Google per modificare la sentenza
Google ha sostenuto che la sentenza richiede l’implementazione di nuovi servizi a favore della concorrenza, infrangendo i principi antitrust consolidati, secondo cui “le aziende non hanno l’obbligo di collaborare con i concorrenti, tanto meno di progettare nuovi prodotti per supportarli”.
Inoltre, si è fatto notare che “l’ingiunzione della Corte supera i rimedi proposti da Epic, senza fornire spiegazioni sul perché ciò fosse necessario” e che “la corte non ha chiarito perché sia nell’interesse pubblico imporre rimedi aggiuntivi oltre quelli concordati dagli procuratori generali di tutti gli Stati”.
Questa dichiarazione si riferisce alla causa di dicembre 2023, dove Google ha accettato di pagare 700 milioni di dollari e semplificare il processo di sideloading, tra le altre misure. Inoltre, Google ha aggiunto che “la corte non ha considerato i significativi rischi per la sicurezza associati a link esterni, accesso ai cataloghi e distribuzione tramite app store per milioni di consumatori non coinvolti”.
La controversia continuerà il 3 febbraio dell’anno prossimo.
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