Il dibattito sull’uso improprio dei dati da parte delle aziende di intelligenza artificiale è sempre più acceso. Diversi importanti organi di informazione stanno chiedendo al governo degli Stati Uniti di intervenire per fermare il furto di contenuti protetti da copyright, impedendo così che i modelli AI vengano addestrati su tali dati senza autorizzazione. Questa iniziativa ha preso piede attraverso campagne pubblicitarie sia online che su stampa.
pubblicazioni importanti chiedono un intervento contro il furto di AI
Un gruppo significativo di testate giornalistiche, tra cui The Washington Post, The Guardian e Vox Media (casa madre di The Verge), sta guidando questa campagna. La posizione del New York Times sull’intelligenza artificiale è già nota e ora si unisce a questa causa comune.
È stata avviata una campagna pubblicitaria chiamata “Support Responsible AI”, promossa dall’associazione commerciale News/Media Alliance. Gli annunci sono facilmente riconoscibili grazie ai loro grafismi rossi e bianchi con frasi come “Stop AI Theft” e “AI steals from you too”. Ogni annuncio include un link verso la pagina ufficiale della campagna.
motivazioni dietro la mobilitazione
Le pubblicazioni mirano a far sì che il governo statunitense impedisca alle aziende di intelligenza artificiale di utilizzare materiali protetti da copyright per l’addestramento dei loro modelli. Questo è uno dei motivi principali per cui il New York Times ha intentato causa contro OpenAI. Le aziende AI desiderano avere accesso a questi contenuti senza restrizioni, lasciando le case produttrici senza strumenti per difendere i propri diritti.
- The Washington Post
- The Guardian
- Vox Media
- The New York Times
una questione complessa
Sebbene molte grandi aziende possano affrontare legalmente queste problematiche in modo efficace, le piccole realtà come i filmmaker indipendenti o i musicisti emergenti si trovano in una posizione vulnerabile. La campagna pubblicitaria attuale sembra rappresentare un tentativo da parte delle grandi marche di combattere l’abuso da parte delle aziende AI, ma resta da vedere se lo facciano realmente per tutelare anche gli interessi dei più piccoli.
L’impressione è che queste imprese siano più motivate dalla protezione dei propri asset piuttosto che dalla salvaguardia dell’intera industria dell’informazione. È importante considerare questo aspetto mentre si segue l’evoluzione della situazione.
Lascia un commento