Negli ultimi anni, molte aziende, tra cui Apple, hanno deciso di esternalizzare gran parte della propria produzione, confidando in opportunità di crescita economica nei paesi in cui vengono realizzati i prodotti. Questa strategia ha portato a notevoli benefici per nazioni come la Cina, grazie agli ingenti investimenti delle aziende straniere. Recentemente, si è diffusa la notizia di un possibile ritorno di Apple a investire negli Stati Uniti, così come riportato dal presidente Donald Trump.
Investimento “massiccio” di Apple
In occasione della sua inaugurazione, Trump ha rivelato di aver avuto un colloquio con il CEO di Apple, Tim Cook, il quale ha espresso l’intenzione dell’azienda di realizzare un “investimento massiccio” all’interno degli Stati Uniti. Le specifiche di questo investimento rimangono sconosciute, ma si ipotizza che possa riguardare la produzione locale o il ritorno di alcuni servizi nel paese.
Questa non è la prima collaborazione tra Trump e Cook. Già nel 2019, durante il primo mandato di Trump come presidente, Cook era membro del Consiglio consultivo sulla politica del lavoro americano. Inoltre, Cook ha effettuato una donazione di 1 milione di dollari al fondo per l’inaugurazione di Trump in seguito alla sua rielezione.
Altre compagnie, come Google, OpenAI, Uber, Meta e Amazon, hanno effettuato donazioni simili, attirando l’attenzione dei legislatori statunitensi che hanno chiesto spiegazioni al riguardo.
Essere in buoni rapporti con Trump potrebbe essere vantaggioso per aziende come Apple, poiché l’amministrazione Trump ha messo in atto piani economici per proteggere l’economia americana, inclusi dazi su beni importati dalla Cina. Lavorare insieme a Trump potrebbe consentire ad Apple di ricevere favori speciali o esenzioni.
Altri investimenti nel paese
Apple non è l’unica azienda a cercare di riportare posti di lavoro negli Stati Uniti. Anche altre compagnie non americane stanno intraprendendo iniziative simili. TSMC, il maggiore produttore di chip al mondo, ha iniziato a trasferire alcune delle sue operazioni negli USA, dopo aver principalmente operato in Taiwan e Cina.
Anche la giapponese SoftBank ha promesso un ingente investimento di 100 miliardi di dollari, dichiarando che questo creerà 100.000 posti di lavoro. Inoltre, la compagnia di sviluppo immobiliare degli Emirati Arabi Uniti, DAMAC, ha offerto un impegno di 20 miliardi di dollari per costruire centri dati negli Stati Uniti.
Le motivazioni dietro le scelte delle aziende sono comprese, considerando che il presidente Trump possiede un’enorme influenza che potrebbe incidere sulle operazioni aziendali negli Stati Uniti. Durante il suo primo mandato, il governo statunitense aveva considerato il divieto di TikTok, misura che stava per essere attuata prima di essere ripristinata grazie all’intervento di Trump.
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