Le pratiche ingannevoli di Honey portano PayPal nei guai: avviata una class action

Negli ultimi tempi, la popolare estensione per browser Honey si trova al centro di una controversia legale che coinvolge PayPal, la sua società madre. Il caso ha attratto l’attenzione grazie all’intervento di Devin Stone, noto anche come LegalEagle, che ha presentato una causa collettiva contro l’azienda. Questo articolo analizza i dettagli della questione e le implicazioni per i creatori di contenuti.

la denuncia contro honey e paypal

La causa, depositata presso la Corte Distrettuale del Nord della California, accusa Honey di danneggiare i creatori di contenuti sostituendo i loro link di affiliazione con i propri. Stone descrive queste pratiche come una vera e propria “truffa” e un “parassita” che si nutre delle commissioni legittimamente spettanti ai creatori. La causa mira a ottenere danni economici e un’ingiunzione permanente per fermare questa condotta.

• Devin Stone (LegalEagle)
• PayPal
• Honey
• MegaLag (YouTuber)

le accuse specifiche contro honey

Honey si è guadagnata la reputazione di trovare e applicare automaticamente codici promozionali per oltre 30.000 siti di shopping online. Secondo la denuncia, l’estensione non solo favorisce i codici dei partner di Honey, ma ha anche adottato la pratica di sostituire i link di affiliazione dei creatori, danneggiando così il loro potenziale guadagno. Questo comportamento non è solo immorale, ma compromette l’intero ecosistema di affiliazione online.

la posizione di paypal

In risposta alle accuse, PayPal ha dichiarato che Honey segue le pratiche standard del settore, inclusa l’attribuzione degli ultimi clic. Josh Criscoe, vicepresidente della comunicazione aziendale del fintech, ha affermato che l’azienda è pronta a difendersi con fermezza contro le affermazioni, evidenziando come Honey offra vantaggi ai consumatori e supporti agli esercenti.

Le parole di Stone e le reazioni di PayPal sottolineano l’importanza di una svolta in questo settore, evidenziando le sfide che affrontano i creatori di contenuti e la necessità di pratiche più eque nel campo dell’affiliazione.