Negli ultimi mesi, il termine intelligenza artificiale è emerso come uno degli argomenti più discussi nel settore degli smartphone. Indipendentemente dal marchio, da Samsung a Google, fino ad Apple, l’attenzione verso l’implementazione dell’AI è diventata sempre più centrale. Con una serie di prodotti già sul mercato, è opportuno riflettere su come queste tecnologie stiano realmente performing e se stiano realmente apportando un valore aggiunto agli utenti.
Apple Intelligence: un esempio deludente
Funzionalità non completate e immature
Il miglior esempio di queste problematiche risiede nella linea iPhone 16. Nonostante vari produttori abbiano lanciato funzionalità incomplete contraddistinte da etichette “in fase di test”, Apple ha superato molti concorrenti nel fornire applicazioni e strumenti non pronti per l’uso. La campagna pubblicitaria “Genius” sembra indirizzare i consumatori verso dispositivi che mancavano di importanti aggiornamenti, nonostante siano già disponibili nei negozi.
I nuovi strumenti basati su AI introdotti in iOS 18.1 non hanno impressionato. I riepiloghi delle notifiche, presentati come la principale novità, mostrano ancora gravi difficoltà nel comprendere il contesto, generando risposte incoerenti che non soddisfano le aspettative degli utenti. Questo lascia a supporre che l’AI è ancora lontana dall’essere un cambiamento radicale nel settore.
Google Pixel: applicazioni AI in fase iniziale
Migliore, ma non impeccabile
Passando ad Android, è evidente che anche i dispositivi Google Pixel affrontano simili sfide. Sebbene applicazioni come Pixel Screenshots e Pixel Studio presentino un aspetto più completo rispetto a quelle di Apple, queste ultime continuano a essere affette da problemi di funzionalità. Il rilascio di Pixel Studio ha suscitato critiche per assenza di funzioni fondamentali, evidenziando l’approccio prematuro all’introduzione delle AI.
La mancanza di stabilità delle applicazioni e la continua etichettatura come “in anteprima” mettono in luce una discrepanza significativa tra marketing e realtà. La necessità di trattare l’AI come un’aggiunta a lungo termine piuttosto che come un prodotto finito è palpabile all’interno dell’ecosistema Android.
La situazione in tutte le marche
Epidemia nella vendita di hardware con software non testati
Il problema non è limitato a Google e Apple; anche Samsung, OnePlus e Motorola stanno tentando di integrare AI nei loro smartphone. Molti di questi strumenti rimangono poco visibili e non completamente sviluppati. Da Note Assist a Photo Assist, molti di questi strumenti sembrano più una promessa che una realtà, incapaci di emergere nel panorama delle applicazioni smartphone.
I produttori stanno giustamente puntando sulle capacità AI come un maggiore valore di vendita, ma il rischio di presentare prodotti non completamente testati potrebbe portare a una diminuzione della fiducia dei consumatori. L’adozione di software beta in prodotti commerciali potrebbe risultare in un’esperienza utente insoddisfacente e danneggiare la reputazione del marchio.
Considerazioni sull’acquisto di smartphone basati su AI
Stabilità come priorità
In conclusione, attualmente si consiglia di non acquistare uno smartphone esclusivamente in base alla presenza di funzionalità AI non testate e instabili. Le promesse di un futuro AI non possono sostituire la necessità di dispositivi affidabili e stabili. Gli utenti cercano strumenti che facilitino la vita quotidiana, e aspettarsi innovazioni rivoluzionarie a breve termine in compresenza di numerosi problemi non appare realistico.
Avanzando, è fondamentale che produttori e aziende tecnologiche trovino un equilibrio tra innovazione e stabilità, offrendo applicazioni pronte per l’uso anziché lasciare i consumatori nella posizione di tester non retribuiti di funzionalità incomplete.
Lascia un commento