In un mondo sempre più digitale, l’influenza dei creatori di contenuti sui social media si è notevolmente ampliata, portando ad un aumento dei contenuti sponsorizzati, conosciuti comunemente come “sponcon”. Una recente indagine condotta nell’Unione Europea ha portato alla luce alcuni dati preoccupanti riguardanti questa pratica e le sue implicazioni.
i risultati dell’indagine
il problema della trasparenza
L’indagine, che ha esaminato 576 influencer attivi sui diversi social media, ha rivelato che una larghissima maggioranza di essi, precisamente il 97%, pubblica contenuti sponsorizzati. Solo il 20% di questi rispetta l’obbligo di segnalare tali contenuti come pubblicità. Questo significa che quattro influencer su cinque omettono di indicare quando un post è sponsorizzato, contravvenendo alle leggi che regolamentano tale pratica sia nell’Unione Europea che negli Stati Uniti.
le pratiche problematiche
Parafrasando ulteriormente le preoccupazioni sollevate dall’indagine, è stato sottolineato come 119 influencer fossero stati segnalati per la promozione di attività potenzialmente nocive per la salute o rischiose, tra cui il consumo di alcool, trattamenti medici non convalidati e consigli finanziari poco affidabili.
Queste scoperte gettano luce non solo sulla mancanza di trasparenza nell’ambito del marketing digitale, ma anche sull’importanza di disporre di leggi moderne e robuste che garantiscano una giustizia digitale equa per i consumatori.
la risposta dell’ue e le sfide future
La Commissione Europea, in seguito ai risultati dell’indagine, ha annunciato che procederà con ulteriori indagini su 358 influencer, con l’eventuale emissione di sanzioni per chi viene trovato in violazione delle normative vigenti.
Questo scenario mette in evidenza la sfida per i governi di attuare misure efficaci per identificare e punire le violazioni, e allo stesso tempo, sottolinea l’importanza per i consumatori di essere consapevoli e critici nei confronti dei contenuti che consumano online. In assenza di un controllo efficace, rimane elevata la probabilità che gli influencer non siano completamente trasparenti riguardo alle loro collaborazioni a pagamento con i marchi.
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