La battaglia per la luminosità nel settore degli smartphone Android
Nel panorama degli smartphone Android moderni, la luminosità del display è diventata un campo di confronto sempre più accanito, in particolare negli ultimi mesi.
un confronto acceso
La cosiddetta “luminosità di picco” si riferisce allo splendore massimo che uno schermo può raggiungere in aree molto limitate, soprattutto durante la riproduzione di contenuti HDR. Questo valore, Non ha importanza nell’utilizzo quotidiano del dispositivo, visto che non esistono nemmeno giochi per Android capaci di sfruttare questa caratteristica. Nonostante ciò, i produttori di smartphone non perdono occasione per vantarsi di questi numeri.
Il fenomeno dei produttori che si fregiano dei dati sulla luminosità di picco non è recente, ma si è intensificato con il lancio del Galaxy S23 Ultra di Samsung, che vantava 1.750 nits. Da quel momento, altre aziende hanno iniziato a gonfiare queste cifre, in una sorta di gara a chi la spara più grossa:
– Google Pixel 8 Pro con 2.400 nits
– Xiaomi 13T Pro con 2.600 nits
– OPPO Find X6 Pro con 2.500 nits
– Xiaomi 14 Pro con 3.000 nits
– OnePlus 12 con 4.500 nits
– Realme GT 5 Pro con 4.500 nits
– OPPO Find X7 Ultra con 4.500 nits
– Redmi K70 series con 4.000 nits
i valori di luminosità che contano davvero
Maggiormente rilevanti rispetto alla luminosità di picco sono i valori di luminosità manuale e quella automatica (o adattiva), che indicano il livello di luminosità su tutto lo schermo. Infatti, il sistema di luminosità automatica regola la luminosità dello schermo in base all’ambiente circostante, solitamente garantendo un massimo più elevato rispetto alla modalità manuale. Alcuni brand offrono anche una modalità di alta luminosità all’interno della funzione di auto-brightness, per migliorare la visibilità all’aperto, anche se tale modalità può essere mantenuta solo per pochi minuti per prevenire problemi come il consumo eccessivo della batteria, il surriscaldamento e il “burn-in” dello schermo.
In genere, per un utilizzo interno si cerca una luminosità tra i 200 e i 300 nits, mentre per la lettura diretta alla luce del sole si preferisce una luminosità di 600 nits o superiore. A tal proposito, il OnePlus 12 offre una luminosità di picco di 4.500 nits, 1.600 nits in auto-luminosità e 600 nits in modalità manuale. D’altra parte, il Galaxy S24 Ultra si ferma a 2.600 nits di luminosità di picco, ma vanta una modalità ad alta luminosità che raggiunge i 1.500 nits. Questo confronto dimostra che, nell’uso quotidiano, i livelli di luminosità sono simili e che gli smartphone recenti sono più che adeguati per una visione ottimale all’aperto.
non lasciarsi ingannare da un’altra tattica di marketing
È evidente che i marchi di telefonia mobile si sono aggrappati al dato della luminosità di picco per distinguersi sul mercato. Per la maggior parte dei consumatori, questo valore non è rilevante; ciò che conta davvero è la capacità di visualizzare lo schermo del telefono in condizioni di luce esterna. Anche per chi guarda contenuti HDR con regolarità, la percezione della luminosità non è lineare e un picco di 4.000 nits non è due volte più luminoso di uno di 2.000 nits. Insomma, all’aumentare dei numeri, l’effetto pratico diminuisce e per l’HDR valori intorno ai 2.000 nits sono più che adeguati. Un’esecutivo del settore sostiene che l’aumento della luminosità di picco testimonia l’evoluzione della tecnologia degli schermi e indica display più efficienti e luminosi, ma rimane la domanda: perché concentrarsi sulla luminosità di picco quando si potrebbe mettere in risalto dati più significativi come la luminosità automatica, quella manuale e l’efficienza dello schermo?
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